“Basta col Pd amico dei potenti Gentiloni può durare solo se affronta la questione sociale”

Speranza oggi apre il tour per candidarsi alla guida del partito.

Intervista a ‘La Stampa’ di Carlo Bertini.

In questi anni la prova di « avere un premier-segretario è stata fallimentare: abbiamo avuto un partito megafono di Palazzo Chigi, senza autonomia e amico dei potenti. Io sono in campo per la segreteria e lavorerò per un candidato premier che sia il più autorevole possibile. E di nomi per un ticket ce ne sono
tanti». Roberto Speranza non dice chi chiamerà al suo fianco in questa battaglia per scalzare dal trono Matteo Renzi. Certo è che ora al leader della minoranza Pd conviene tenere alto il livello dello scontro.
Siete d`accordo almeno sulla data del voto a giugno?
«Dipende se questo governo ci fa ricucire alcuni strappi che si sono consumati».

E dalle prime avvisaglie che le sembra?

«Secondo me serviva più discontinuità che non c`è stata nella foto del Consiglio dei ministri. Mi auguro ci sia nelle politiche che si mettono in campo nei prossimi giorni su scuola e lavoro. Certo, la riconferma
quasi in blocco dei ministri a partire da quelli più coinvolti nella fase precedente come Maria Elena Boschi non è stato un buon segnale. Ma ho apprezzato i toni di Gentiloni per favorire un dialogo tra forze diverse.
E quando ha detto che il governo accompagnerà il Parlamento sulla legge elettorale, mentre nella stagione precedente mettendo la fiducia il governo ha imposto il suo volere al Parlamento».

A proposito di governo, sul caso Lotti come vi ponete?
«Per me la posizione è sempre la stessa: massimo garantismo e massima fiducia nella magistratura».

Insomma niente sconti. Ma perché questo tour se il congresso non si fa?

«Il 2017 sarà comunque l`anno del congresso che partirà a giugno. Il mio viaggio prova a riportare
il Pd nei luoghi dove dovrebbe essere. Fabbriche, periferie, luoghi del disagio e del degrado ambientale, scuole e università. Viviamo nel tempo delle disuguglianze e appariamo deboli su questo fronte. Dagli
operai del Midwest, alle periferie italiane, fino agli operai di Monfalcone, molti rischiano di inseguire le illusioni dei populismi e noi dobbiamo dimostrare di essere capaci di dare risposte.
Se il Pd non cambia linea, se non comincia a parlare un linguaggio che la sua gente capisce, rischia di morire. Io mi candido per dire che si può star dentro battendosi perché il Pd non sia quello della riforma della scuola e che toglie la tassa sulla casa ai miliardari».

Quindi non siete in procinto di fare un altro partito se tornerà il sistema proporzionale?

«Io lavoro per cambiare il Pd, che sta perdendo la sua anima e la sua gente. E se ho deciso di
intraprendere questo viaggio è perché voglio restare dentro».

Dopo averla cassata durante il governo Letta, la proposta sul Mattarellum la sostenete?

«Intanto non era una proposta di legge, ma una mozione. Ed era appena nato un governo con
il Pdl che mise un veto su quella mozione. Detto ciò, il Mattarellum è un buon punto di partenza,
ma i due principi fondamentali sono che deputati e senatori vengano scelti direttamente dai cittadini, quindi basta nominati. Due: ci vuole un giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità».

Ma a chi come Orfini non ne può più dei vostri strappi e dice ora basta, cosa rispondete?

«”Basta” lo stanno dicendo tanti nostri elettori che non si fidano più del Pd».

E l`antica disciplina di partito dell`ex Pci non vale più? Ora minacciate di sfiduciare Poletti…

«Se il Pd la smette di negare alcuni punti della sua ragione sociale questo problema viene meno. Nel momento in cui rischi di bruciare il futuro di una generazione e porti fieno in cascina ai movimenti populisti,
non sono più disponibile a sostenerti. In questa vicenda dei voucher non mi voglio far dire da Salvini o Grillo che vanno cambiati, lo dobbiamo fare noi e subito».

Sulla corsa alle urne perché non appoggiate la linea di Renzi?
«Apprezzo l`impostazione del presidente Mattarella e penso che se il governo fa cose utili al Paese è giusto che vada avanti: se apre un tavolo con gli insegnanti e studenti, se cambia i voucher, è giusto che prosegua.
Se non fa nulla o fa provvedimenti che ci allontanano dalla nostra gente, meglio che l`esperienza si chiuda».

Suona come una minaccia di sfiducia a Gentiloni…
«Il governo va avanti se rimette al centro la questione sociale. Se non lo fa, non mi interessa contare i suoi mesi di vita».