Lavoro

Tutelare i redditi medio-bassi. Contratto unico per il lavoro

«Non condivido la filosofia per cui spesa pubblica coincide automaticamente con spreco. E per questo guardo con molta attenzione ai tagli proposti dal commissario Cottarelli. Sulla spending review il Pd avrà le sue proposte», spiega Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera.

Renzi ha detto che, partendo dalla lista di Cottarelli, ci sarà una scelta politica. Voi quali paletti metterete?

«Bisogna far ripartire la domanda interna, fare politiche espansive, ribaltare la logica dell`austerità e del rigore che ha depresso il Pil e ha ulteriormente indebolito i bilanci pubblici. È una delle novità più rilevanti della manovra di Renzi. Credo ad esempio che un grande Paese debba avere un adeguato sistema di Difesa, ma sia giusto ragionare sul ridimensionamento degli F35, anche in accordo con i nostri partner internazionali. Bisogna costruire un sistema di difesa compatibile con la necessità di trovare risorse per fare il taglio Irpef per 10 milioni di italiani».

Sui taglia a pensioni e statali lei cosa pensa?

«Per noi è essenziale partire dalla difesa dei ceti medio-bassi che più hanno pagato la crisi. Le risorse che si risparmiano vanno destinate a queste persone. Così come è giusto spostare la leva fiscale dalle rendite al lavoro, come sta facendo il governo sull`Irap. Su questi temi io credo che il gruppo Pd abbia le idee chiare, e che ci sia forte sintonia con il governo». Sul Jobs act D`Alema ha chiesto a Renzi di mantenere un profilo di sinistra, di mettere al centro i lavoratori. «È giusto affrontare con coraggio il tema delle regole, ma è altrettanto vero che il lavoro non si crea solo in questo modo. Se non c`è sviluppo non ci sono neppure le assunzioni. Detto questo, io sostengo con forza l`ipotesi di un contratto unico di inserimento a tutele crescenti. Non sarebbe sbagliato partire da qui».

Le modifiche al contratto a termine introdotte dal governo rischiano di creare più precarietà?

«Ci confronteremo in Parlamento, il ministro Poletti ha già assicurato la sua disponibilità. Dobbiamo trovare le soluzioni migliori e dare segnali che vanno nella direzione della tutela dei lavoratori. Sulla riforma dei contratti a termine credo che servano delle modifiche, dei limiti che dobbiamo costruire insieme».

Dopo la tensioni sulla legge elettorale, che clima c`è tra il premier e il Pd?

«Per me c`è un punto essenziale: non è Renzi che si sta giocando tutto da solo. Se falliamo non paga solo lui o il Pd, ma rischia tutto il sistema democratico. E si dà ragione a chi vuole abbattere le istituzioni. Aver scelto il segretario come premier è una decisione che riguarda tutti noi. Stiamo dicendo agli italiani che la politica può cambiare le cose, che le nostre istituzioni si possono riformare. È una sfida di sistema, che richiede la massima condivisione nel Pd».

Questo ragionamento rischia però di tacitare le critiche di chi, dentro il Pd, non condivide questa legge elettorale o le altre riforme figlie dell`accordo tra Renzi e Berlusconi.

«Dobbiamo fare tutto il possibile per rendere migliore anche la legge elettorale. Le grandi riforme non si fanno a colpi di maggioranza. Sull`Italicum abbiamo fatto un tratto di strada alla Camera, un altro lo farà il Senato. Sapendo che l`idea di una riforma perfetta non può spingerci a non fare nulla. Dal vertice tra Renzi e Berlusconi fino al testo approvato dalla Camera ci sono stati dei passi avanti significativi: la soglia per il premio alzata dal 35 al 37%, lo stralcio delle norme per il Senato. Ci sono però altri temi da affrontare, senza far saltare l`accordo».

Ragionevolmente cosa si può cambiare del l`Italicum?

«Sono fiducioso che il Senato saprà trovare le soluzioni. A mio parere la questione di genere è un punto enorme che la Camera non ha saputo risolvere. Poi ci sono il rapporto tra eletto ed elettore e le soglie su cui è opportuna una ulteriore riflessione».

Sulla riforma del Senato cosa auspica?

«L`obiettivo di fondo è chiaro: superare il bicameralismo e quindi il Senato che dà la fiducia al governo. Sulla composizione della nuova assemblea il confronto tra noi è appena iniziato. Per me il problema non è quanti sindaci o governatori ci saranno, ma rispettare l`impegno solenne che abbiamo preso per superare l`attuale bicameralismo e tornare al voto solo per la Camera».

Cuperlo ha parlato del rischio che il Pd, con il leader a palazzo Chigi, diventi una dependance del governo.

«Abbiamo bisogno di un partito forte, autonomo e autorevole. Il Pd non può essere un`appendice, deve essere capace di dialogo con le persone e i soggetti sociali, con le proprie proposte. È necessario discutere tra noi in modo vero su come far ripartire il Pd, oltre il limiti di un congresso che è chiuso. La soluzione va trovata tutti insieme».