«La legislatura vada avanti»

Intervista al quotidiano Avvenire.
Speranza: un dovere dire sì alla linea del Colle

Nessuna fretta per il Congresso. Ancora meno per le elezioni. Nessuna richiesta di dimissioni a Matteo Renzi da segretario: per Roberto Speranza, leader dell`opposizione Pd, pronto a sfidare il leader democratico per riportare il partito nelle mani della sinistra interna, è il momento della ricostruzione. Il timing lo deve dare il capo dello Stato. «Con 400 parlamentari, il Pd deve sostenere il percorso che indicherà il presidente Mattarella per garantire stabilità al Paese. Questa è la priorità».

Alle consultazioni, però, ci sarà Renzi. La sua strategia potrebbe essere diversa…
Chi ha 400 parlamentari deve essere il perno della stabilità. C`è da fare una legge elettorale prima di tornare al voto… e non solo.

È un messaggio a Mattarella?

No, insisto: noi dobbiamo accompagnare il lavoro che Mattarella istruirà. Una responsabilità che deriva
dai numeri parlamentari.

La legge elettorale la può fare la Consulta con le modifiche all`Italicum.

L`Italicum è valido solo per la Camera. Ma in questo Paese spaccato, c`è bisogno di costruire una legge elettorale in un campo più largo, fuori dai confini del governo.

Ancora alla ricerca del dialogo con M5S?
Per loro l`Italicum è perfetto per vincere. Ma il Pd deve garantire la governabilità
in questa fase.

Quindi nessuna resa dei conti in Direzione?
Più che di una resa dei conti bisogna che il Pd si interroghi su cosa sta avvenendo nel profondo della nostra società. Le elezioni comunali a giugno ci hanno lanciato un messaggio molto chiaro e noi abbiamo fatto quasi finta di non vedere. Adesso c`è stato il voto sul referendum, il cui esito è chiaro con i venti punti di distanza tra il Sì e il No. Spero che in questa occasione si provi a capire cosa accade nel profondo della nostra società, nei ceti più deboli, nel Mezzogiorno che ha dato un segnale fortissimo, nelle periferie. Un grande partito come il Pd dopo un risultato del genere deve mettere l`orecchio a terra. La “resa dei conti” mi fa un po` ridere e un po` piangere.

Il Pd però ha perso.
Leggere un voto sulla riforma costituzionale attraverso valutazioni legate a partiti e forze politiche è sbagliato. Non era un voto sul Pd o su Renzi. Renzi ha commesso un errore molto grave a personalizzarlo e
farlo diventare su se stesso. Non credo si possa dire che ha perso un partito o ha vinto un altro. Queste sono
valutazioni che non ci portano da nessuna parte.

Non è vero dunque che la sinistra
Pd si vuole riprendere il partito? Noi abbiamo un`opinione diversa da Renzi sulla rotta da tenere, che nasce
da cose importanti come il Jobs act, i voucher, la riforma della scuola. C`è bisogno di un cambio di rotta
di questo partito e dell`azione di governo. Ma in questo momento la mia testa è al Paese. La mia preoccupazione è per l`Italia, per cosa sta avvenendo nel Paese e per i messaggi che ci vengono lanciati.
Renzi si è detto orgoglioso delle sue riforme. E ha incassato consensi in Emilia e in Toscana.

Abbiamo davanti due Pd?
Il Pd è un grande partito. Ci sono temi su cui l`agenda di Renzi mi convince molto. Quando dice che è disposto a perdere qualche voto pur di salvare una vita nel Mediterraneo, per esempio. Ma, altro esempio, sulla normativa che ha prodotto una liberalizzazione di fatto dei voucher credo che sia stato fatto un errore
gravissimo. In ogni caso per me il Pd è un unico grande partito. Io lavorerò per tenerlo unito.

Non ci sarebbe la disciplina di partito, la “Ditta”?

Infatti. Ma lo Statuto prevede che la disciplina si fermi di fronte alle riforme costituzionali. In mille giorni di
governo Renzi ho votato oltre 50 volte la fiducia. Tranne che sulla legge elettorale, che è materia del Parlamento.
Dunque non chiederete le dimissioni del segretario?
Nessuno di noi che abbiamo votato No le ha chieste da presidente del Consiglio, che sia chiaro. Né da segretario, perché il referendum era sulla Costituzione e Renzi ha sbagliato a trasformarlo in un plebiscito
su di sé.

Ma Renzi 13 milioni di voti può rivendicarli.
Penso che prima di tornare a votare dobbiamo lavorare per recuperare il nostro elettorato, quella parte che ha
votato No. Si può cambiare linea su scuola e lavoro, due provvedimenti che hanno bisogno di una revisione.
Si può fare un check up su queste leggi in vigore da due anni. E capire dove portiamo l`iniziativa politica.
Va prima ricostruito il centrosinistra, per intercettare tutti i disagi.

Mi scusi, ma non eravate voi a chiedere il Congresso?

Ne parleremo dopo aver messo in sicurezza il Paese.