L’Europa non può rinunciare alla Grecia

Penso che quando si sceglie la strada del voto popolare per assumere una decisione di portata così importante ci sia prima di tutto bisogno di rispetto. Spero che qualsiasi sia il risultato del referendum di oggi in Grecia, da lunedì mattina si lavori a ricostruire ponti facendo cadere quel muro di incomunicabilità che ha prevalso nelle ultime ore.
L’Europa non può rinunciare alla Grecia. E credo che non si sia fatto abbastanza per evitare lo scenario nel quale ci siamo trovati. Non voglio nascondere le responsabilità dei governi ellenici, che ci sono e sono pesanti. Ma credo che noi europei avremmo dovuto fare di più. Romano Prodi ha raccontato come nel 2011 bastassero pochi miliardi per fermare la crisi, ma si scelse di non intervenire perché in quelle settimane c’erano le elezioni regionali in Germania e il governo tedesco temeva contraccolpi elettorali ad una operazione di salvataggio che allora sarebbe stata molto facile.
Ricorderò queste giornate per la debolezza dell’Europa, per i tentennamenti e soprattutto per l’imperdonabile assenza di strategia e di visione da parte del campo socialista e democratico. Semplicemente non pervenuti. Qual è stata in questi giorni la differenza tra conservatori e socialisti in Europa? Nessuna. Io almeno non ne ho vista alcuna e temo che pagheremo a carissimo prezzo la scelta di essere stati subalterni alle politiche sbagliate della destra.
Il Pd è il partito che ha preso più voti in assoluto alle ultime elezioni europee. Avremmo potuto far sentire con maggiore incisività la nostra voce ma alla fine abbiamo scelto di non farlo. Sbagliando. Avremmo dovuto guidare i nostri partner socialisti e democratici su un’altra linea e invece non l’abbiamo fatto. Non basta un po’ di retorica contro le burocrazie europee se poi nei momenti decisivi non si fanno le scelte giuste. Siamo rimasti a guardare e credo che abbiamo perso un’occasione importante per affermare la nostra leadership alternativa rispetto all’impostazione rigorista e antisolidaristica rappresentata dai Paesi del Nord, a cominciare dalla Germania, che quando è scoppiato il caso greco ha con determinazione difeso innanzitutto gli interessi delle proprie banche, le più esposte allora verso Atene.
Vedremo se i prossimi giorni ci lasceranno ancora questo spazio politico.
Intanto buon voto Grecia!