“L’Offesa che mi è stata rivolta simbolo dell’arroganza nel Pd”.

Intervista a La Stampa, di Alessandro Di Matteo.

Roberto Speranza è da sabato ufficialmente candidato alla segreteria Pd. È l`ex capogruppo del partito alla Camera, vicino a Pier Luigi Bersani. Ieri non ha parlato in assemblea, ma è stato attaccato duramente da Roberto Giachetti, che lo ha accusato di avere la «faccia come il c…».

Speranza, altro che fase zen come annunciato da Renzi…
«Mi interessa molto relativamente l’incontinenza verbale di Giachetti. Uso una battuta di Renzi: ‘lo stile è come il coraggio di don Abbondio, se non ce l’hai non puoi dartelo’. C’è una violenza verbale tra le forze politiche, un imbarbarimento. Che debba arrivare anche dentro il Pd mi sembra oltre ogni limite. Non inseguirò Giachetti su questo terreno, queste parole qualificano chi le pronuncia. Ma c’è un aspetto politico: va chiusa la stagione dell’arroganza. Si apra la stagione di un Pd umile, che prova a capire i suoi limiti e i suoi errori».

Renzi ieri ha fatto anche autocritica. Soddisfatto?
«C’è qualche segnale, sul Mezzogiorno: ha detto che si è affidato troppo ai potentati locali. Avevamo provato a dirglielo in questi mesi. Ma ci sono almeno altre due grandi questioni: chiedo la riapertura, subito, di un tavolo con insegnanti e studenti per aggiustare la riforma della scuola. Poi il lavoro, in particolare i voucher: una forma di precarietà assoluta. Non mi va giù che siano Grillo e Salvini a dirlo, dobbiamo essere noi. Gentiloni, dia subito un segnale su questi temi. Il Pd ha dato la sensazione di esser chiuso nel palazzo del potere. Dobbiamo stare nelle nelle periferie, non apparire amici solo di Marchionne e Briatore. La mia campagna congressuale sarà un giro d’Italia, che inizia già prima di Natale. Porterò il Pd in quei luoghi, inizierò da Monfalcone, realtà operaia che non crede più al Pd».

Ma il congresso si fa tra poco meno di un anno, non parte troppo presto?
«L’anno del congresso è il 2017, e penso vada fatto prima delle elezioni politiche. Certo, sarebbe stato sbagliato forzare le regole, perché c’è bisogno di una discussione circolo per circolo, dal basso. Non serve un semplice votificio, stavolta non bastano i gazebo. Sarebbe un errore grave un plebiscito-bis solo perché il capo è arrabbiato e vuole una nuova legittimazione. Serve una discussione vera, capire se vogliamo un centrosinistra o un’altra alleanza con Alfano e Verdini».

Lei si è candidato, Enrico Rossi anche, Michele Emiliano ci pensa… Troppi candidati non sono un favore a Renzi?

«Contentissimo che sia Michele che Enrico abbiano deciso di essere presenti al lancio della mia candidatura. Michele ha detto che viene con me nel giro d’italia. Dobbiamo discutere insieme, lavorerò per fare un tratto di strada insieme. Se vorranno venire con me, sarò solo contento»

Renzi l’ha criticata, per aver «brindato alle sue dimissioni»…

«Io sono contento che abbia vinto il no, non ho brindato per Renzi. A volte Renzi pensa che il mondo giri attorno a sé. Si votava sulla Costituzione, non su di lui. Ha un problema se pensa di essere al centro di ogni cosa».

Va bene il Mattarellum al posto dell’Italicum?
«Ho presentato una proposta per il Mattarellum 2.0. E’ sicuramente più equilibrato, può rappresentare una buona base di partenza. Ma bisognerà discutere con le altre forze politiche. Mai più fiducia sulla legge elettorale».

Lei dice dentro al Pd, ma non nel Partito della nazione. Vuol dire che se vince di nuovo Renzi ve ne andrete?

«Sono nel Pd e Renzi è già adesso il segretario. Credo nel Pd, se ho deciso di correre per la segreteria è perché penso che il partito si possa cambiare. Dopodiché, è chiaro che se il Pd diventa tutto e il contrario di tutto, senza confine tra destra e sinistra… a quel punto il Pd non c’è più. E io al partito della nazione non mi iscrivo».