Intervista a ‘La Sicilia’, di Mario Barresi.
Roberto Speranza, a Palermo porta due hashtag: #ricostruzione e #sinistra. Come si ricostruisce la sinistra?
«Da un sistema di valori: lavoro, scuola, lotta alla povertà, ecologia, ambiente. E lo si deve fare guardando al risultato elettorale drammatico del 4 marzo. Con una chiara analisi, senza dire che hanno sbagliato gli italiani né stare a guardare con i popcorn in mano. Dopo dieci mesi da quella sconfitta è il tempo della ricostruzione per creare un’alternativa».
Dieci mesi dopo c’è un governo gialloverde con i cinquestelle che subiscono l’egemonia di un Salvini col vento in poppa.
«C’è un governo che è impegnato in una perenne campagna di propaganda, e che sequestra i migranti sulla SeaWatch, con una disumanità inaccettabile, per nascondere il fallimento della politica economica: per il secondo trimestre consecutivo, in Italia, c’è il segno meno. E è recessione».
La Sicilia, dopo cinque anni di governo a guida Pd, ha prima premiato il centrodestra alle Regionali per poi colorarsi tutta di giallo alle Politiche. Che spazi ci sono per la sinistra?
«In Sicilia, che è il cuore del Mezzogiorno. i problemi del centrosinistra e della sinistra sono ancor più enfatizzati. Ma proprio per questo il nostro profilo assume ancora di più rilievo. La testa di questo governo è leghista e, con la prospettiva dell’autonomia differenziata che sarà la secessione dei ricchi, già in questa manovra c’è esattamente il contrario di ciò di cui la Sicilia e il Sud hanno bisogno. A partire dall’assenza di politiche che facciano ripartire il lavoro, unica strategia possibile se si vuole tirare fuori dal disagio un’ampia fascia di cittadini».
La ricetta grillina del reddito di cittadinanza, però, ha una certa presa sui siciliani. E c’è una grande attesa soprattutto nelle fasce deboli a cui dovrebbe parlare la sinistra.
«Guardi, io ho grandissimo rispetto dell’ansia di chi è rimasto indietro e ha bisogno di un po’ di ossigeno. Ed è per questo che, a differenza di altri, non banalizzo né ridicolizzo il tema del reddito di cittadinanza. Io dico che la priorità è il lavoro e che le stesse risorse sarebbero molto più efficaci se fossero investite, ad esempio, in un grande piano per il lavoro fondato su ecologia ed energie rinnovabili».
Quanto pesa, sul futuro della sinistra, l’esito delle primarie del Pd?
«Io ho grande rispetto per la discussione interna al Pd, che secondo me ha comunque esaurito la propria funzione. Il partito è sempre più diviso fra un’anima di sinistra e un’altra che guarda a Macron. E questa faglia, prima o poi, esploderà. Intanto non stareremo fermi ad aspettare: c’è da rispondere a una domanda di sinistra. C’è uno spazio enorme per un eco-socialismo, per una proposta rossoverde che sia davvero alternativa e che faccia ammenda degli errori del recente passato».
Non sembra che lei si riveda nell’ipotesi di listone “modello Calenda” per le Europee, il che poi fa il paio per andare alla cronaca di queste ore a Fratoianni che sale sulla SeaWatch con la Prestigiacomo.
«L’idea di Calenda, che mette dentro tutto e il contrario di tutto, non mi convince. La strada maestra è ricostruire una sinistra degna di questo ruolo. Auspicare l’unità di progressisti e socialisti è cosa ben diversa da immaginare un fronte che azzeri le differenze fra destra e sinistra in nome del “tutti insieme contro i barbari”. Il fronte dei sistemici contro gli anti-sistemici sarebbe un clamoroso favore a Lega e M5S. Il percorso è un altro: riunire la sinistra. Ma solo se c’è la premessa del cambiamento».