“No all’Italia dei populismi ma la Boschi chiarisca”

Intervista all’Huffington Post, di Alessandro De Angelis

Roberto Speranza non ci gira attorno: “Glielo dico con molta franchezza. Il dibattitto dell’ultimo mese mi ha sinceramente disgustato. Ma le pare possibile che le due principali forze che si contendono la guida del paese usano la questione morale come una clava l’una contro l’altra?”. Parte da Quarto e da Arezzo la conversazione con l’HuffPost del leader della minoranza Pd Roberto Speranza: “Dico io: in un paese civile e moderno i grandi partiti si confrontano anche da posizioni diversi rispettandosi e riconoscendosi. Qui invece sembra partita la corsa alla delegittimazione reciproca su un terreno scivoloso”.

Si riferisce a Quarto?

Anche, ma faccio un discorso più in generale. Non c’è dubbio che attorno a Quarto ci siano troppe ombre e che i grillini hanno dimostrato di non esser pronti al governo. Tuttavia il dibattito che ne è scaturito è la fiera del qualunquismo nazionale. I grillini, anziché chiarire la vicenda e riflettere sugli errori facendone tesoro, si sono scatenati contro il Pd all’insegna del “siete più sporchi di noi”.

E Il Pd?

Nel Pd non mi convince neanche chi da settimane parla solo di Quarto, immaginando di aver trovato il terreno su cui far male ai Cinque Stelle. Ma le pare civile un dibattito in cui uno dice “tu hai perso la verginità” e l’altro risponde “tu non l’hai mai avuta?”? Così finiamo col diventare la Repubblica dei populismi, magari dei populismi 2.0, ma sempre populismi. Personalmente credo che questa deriva sia pericolosa e possa far male all’Italia e credo che il tema da affrontare sia il rapporto tra partiti e società: se i partiti diventano solo macchine per il consenso e per la gestione del potere, diventano facilmente permeabili da forze e interessi che non sempre stanno dalla parte della legalità.

Per la serie: pure De Luca ha vinto con liste che hanno dentro delle piccole Quarto, col Pd che da quelle parti è molto permeabile.

Sul rapporto partiti società occorre un grande dibattitto politico nel nostro paese, e anche nel Pd. Altro che la gara di queste ore a chi è più puro. Ricordo a tutti, anche se non va più di moda, il vecchio Nenni che diceva: “Nella gara a fare i puri troverai sempre uno più puro che ti epura”.

A proposito di purezza, andiamo da Quarto ad Arezzo. Stanno emergendo, le relazioni pericolose di Pier Luigi Boschi con col faccendiere Carboni, una delle figure più torbide della Repubblica: più volte arrestato, condannato per bancarotta fraudolenta, imputato per associazione a delinquere, corruzione e associazione segreta. Al centro dei colloqui ci sarebbe, appunto, la Banca Etruria e la nomina del suo nuovo dg.

Ho letto anche io sui giornali le ricostruzioni cui faceva riferimento. Francamente non ho molta familiarità con questi mondi e quindi non so quanta verità ci sia e quanto ci sia invece di strumentale. Detto questo da certi personaggi è sempre bene tenersi a debita distanza. Ricordo tra l’altro che, nella scorsa legislatura il Pd votò la mozione di sfiducia all’allora sottosegretario del Pdl Giacomo Caliendo proprio perché il suo nome compariva nell’inchiesta sulla P3 che coinvolgeva il faccendiere Carboni.

E la Boschi? In Aula è venuta a dire che il padre è un galantuomo, di origini contadine e che in Banca Etruria non aveva poteri. Ora si scopre che si confrontava con faccendieri in odor di massoneria e a loro chiedeva consigli sui chi nominare come dg. Non crede che ci siano delle incongruenza tra quel che il ministro ha detto e ciò che sta emergendo?

Le parole della Boschi in Aula sono state condivisibili. Ha affermato due principi sacrosanti. Il primo è che chi ha sbagliato deve pagare, senza sconti per nessuno. Il secondo è che le responsabilità penali, nel nostro paese, sono sempre individuali. Ora mi aspetto che rispetto alle nuove ombre emerse arrivino nuovi chiarimenti. Questo è un atto doveroso nei confronti dei tanti risparmiatori andati a gambe all’aria. Anche perché temo che il caso banche non sia chiuso.

Si riferisce al crollo di MPS e alle difficoltà di altri istituti?

Sì, col risparmio non si scherza. Ha a che fare con la fiducia delle persone. Spetta alla politica fare buone leggi e norme che impediscano prepotenze, abusi e rapine. In relazione a MPS spero che chi ne ha la responsabilità stia monitorando con attenzione la situazione, perché la fuga dei risparmiatori inizia a essere preoccupante.

La commissione di inchiesta è un’idea giusta?

Per me no. Le inchieste le fa la magistratura. La politica deve fare buone leggi. Avrei capito una commissione di indagine per poi intervenire dal punto di vista legislativo. La commissione di inchiesta rischia di essere solo un polverone mediatico. Se la immagina la prima audizione, con Brunetta che mette sotto processo Bankitalia accusandola di quello che lui chiama il complotto del 2011? E poi alla seconda arrivano i grillini alla ricerca di chissà che cosa. E poi parte la caccia ai diamanti nella famosa banca della Lega. Suvvia, pensa che questo polverone possa servire a qualcosa? Le istituzioni sono una cosa seria.

A proposito di istituzioni. Lei che tra l’altro è membro del Copasir, come lo vede il possibile approdo di Marco Carrai a palazzo Chigi, come responsabile della sicurezza cibernetica?

Mi aspetto una smentita di queste ricostruzioni. Non posso neanche immaginare che venga affidato un incarico così delicato al miglior amico del premier. Renzi sa bene quale è la qualità dei servizi segreti nel nostro paese e sono sicuro che per un’istituzione così delicata saprà trovare le risorse giuste dentro e non fuori dagli apparati dello Stato.

Fedelissimi attorno e fronti aperti con tutti, dall’Europa a Bankitalia. Le pare una corretta interpretazione del potere quella di Renzi?

Per me la corretta interpretazione del potere è quella che Enrico Berlinguer spiegò nella famosa intervista a Giovanni Minoli: “Il potere non è un fine ma uno strumento, necessario e non sufficiente, per realizzare gli ideali in cui crediamo”. Tra gli ideali, per me, c’è l’Europa e il suo processo di integrazione. Io sono molto preoccupato. L’Europa non è stata mai così debole proprio nel momento in cui più si sentirebbe il bisogno di un’Europa forte e unita. L’Italia può e deve essere protagonista di questo disegno. A testa alta, facendosi rispettare, ma senza mai cedere ai populismi anti-Europei, che meglio di noi sanno interpretare Grillo e Salvini.