“Noi lavoriamo per salvare il centrosinistra”

Di Luca Telese.

Roberto Speranza è impegnato in un giro al sud, per rinforzare il suo movimento nascente, Articolo Uno, costituito con Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Enrico Rossi e tanti altri. E’ moderatamente euforico, combattivo, carico a mille sembra addirittura dieci anni più giovane da quando, capogruppo del Pd, si dimise contro l’Italicum: “Renzi ha fatto un discorso già sentito. Il mondo gli cambia intorno e lui resta uguale”.

Onorevole Speranza, andrà a votare alle primarie del Pd?

Sta scherzando?

Magari per influire sul voto, sugli equilibri interni….

Guardi, me ne sono andato, ce ne siamo andati da quel partito, proprio quando abbiamo capito che Renzi voleva fare un congresso tutto da solo.

Perché dice “da solo”?
Semplice. Unicamente per legittimare se stesso. O meglio: per provare a rilegittimarsi dopo la sconfitta del 4 dicembre. Il risultato è questo voto privo di qualsiasi pathos.

Come giudica il congresso?
Vede, abbiamo ragionato molto sulla contendibilità della leadership. Credo che oggi quello che volevamo dire sia chiaro a tutti: comunque vada, dal punto di vista dei voti cambia poco.

Cosa non cambia?
Questo: le primarie del Pdr sono un plebiscito-rivincita, una sfida in sedicesimi, per rileggittimare il capo ferito.

Addirittura?
Massì, rischia di essere un gioco delle figurine di partito. Se uno dei due sfidanti del leader designato del Pdr prende il 2% o il 3% in più non cambia granchè.

Il Pdr?
Sì: partito di Renzi. Il Pd è sempre più il Pdr, ovvero il partito di una persona.

Arriverà primo e sarà tutto merito suo, allora.
Primo? Nel partito, e forse però ultimo nel paese. Mi pare evidente a tutti, persino ai sondaggi che iniziano a registrarlo, che la crisi del renzismo è molto più profonda di quanto non si dica. Il paese reale è altrove.

Ma se ci fosse una forte affermazione di Orlando?

Il termini politici, non personali, stiamo parlando di un ministro di Renzi che ha condiviso con Renzi tutte le scelte di questi anni. Nei fatti non mi pare una grande alternativa.

Ed Emiliano, suo ex alleato?
Abbiamo fatto assieme la battaglia delle trivelle. Ma anche Michele al congresso è stato un sostenitore di Renzi.

La sento quasi sprezzante.
Questo mai. Non è il mio stile. E’ una semplice analisi: le primarie si sono ridotte ad un giro di giostra tra un ex ministro di Renzi, un ex sostenitore di Renzi e Renzi. Non mi pare una questione da appassionare le masse.

E il discorso di Lotti al Senato? L’ha colpita?
Sinceramente? Un discorso oggettivamente difficile. Comprendo la durezza del passaggio ma alla fine mi è sembrato uno scaricabarile su Marroni. E questo è debole

La faccia è sempre da bravo ragazzo, ma lei sta diventando cattivo.
Mannò, è sotto gli occhi di tutti. La debolezza oggettiva dell’intervento di Lotti è questa: lui ha ripetuto sdegnato di non aver mai detto a Marroni che c’erano quelle cimici nel suo ufficio.

E lei non gli crede?
Io sono molto garantista, ma continuo a credere che uno più uno faccia due. E quindi mi chiedo: come fa il governo a difendere entrambe le posizioni, sia quella di Lotti che di Marroni?

Lei non crede a nessuno dei due?

Io provo a seguire la logica: Marroni ha realmente bonificato il suo ufficio, e di questo c’è prova. Lotti non ha rivelato nessun segreto? Marroni dice di averlo saputo da lui. Allora non capisco come possano restare tutti e due al loro posto.

Voleva vedere cadere una testa?
Vorrei semplicemente si chiarissero le cose agli italiani. Non mi interessa affatto la vicenda giudiziaria: il tema che emerge anche in questa storia è un punto di debolezza strutturale del renzismo.

Quale?
Si può davvero pensare che tutta la vicenda di una classe dirigente stia in una concentrazione politica chiusa nel raggio di venti chilometri tracciati a compasso tra Rignano, Arezzo e la sede della fondazione Open?

Parla delle nuove nomine o delle vecchie?
Parlavo delle vecchie, ma purtroppo mi pare valga anche per le nuove.

Renzi evidentemente si fida di loro.
Un paese non può essere governato dal criterio di fedeltà con il capo. Ecco perché mi pare valga sempre il teorema dei venti chilometri.

Un segnale di forza della leadeschip?
Al contrario! A dirla tutta mi pare una prova di grande debolezza…

Perché?
Per vincere, soprattutto dentro le difficoltà, bisogna allargare il terreno anziché restringerlo.

Intanto le nomine le fa lui.

Promuovere un gruppo ristretto, un cerchio di amici, un altro giglio magico è un errore. E questa è un’altra delle cose che sta facendo male sul piano del consenso.

Le nomine però le ha fatte il governo.
Gentiloni oggi sembra stretto dentro una eccessiva continuità con il governo precedente. Ed è un problema. La fotografia dei ministri e delle nomine non interpreta la domanda profonda di discontinuità del paese.

Portano voti, finanziamenti, potere. E voi siete fuori dai giochi…
Una scelta che ci può portare solo simpatia, mi creda. Abbiamo rinunciato alle nostre poltrone per una ragione ideale. Quando invece hai potere e fai cose che vanno contro lo spirito del tempo, tutti sanno che prima o poi paghi.

Fate la spina nel fianco?
Noi? Lavoriamo per salvare il centrosinistra.

Addirittura.
C’è un popolo che – molto prima del nostro strappo – ha smesso di credere nel Pd per le fratture che si sono prodotte dei mille giorni di governo. Basta citare come esempio l’istruzione, l’ambiente e il lavoro, dalle trivelle al Jobs act, dal fisco alla #buonascuola.

Renzi non li recupera quei voti?
Scherza? Non c’è stata una riflessione su nessuna di queste fratture, nessuna assunzione di responsabilità. Il discorso del Lingotto è stato il primo discorso politico vero. L’ho ascoltato amareggiato.

Perché?
Poteva essere scritto anche il 3 dicembre. Renzi mi pare sempre più chiuso in se stesso, senza accorgersene.

Crede che il referendum sia una frattura sanabile, forse.
Ma la domanda di cambiamento era già emersa alle amministrative. Si può fare cosmesi mediatica. Ma vedrà che appena arriva un voto vero, purtroppo tutto sarà visibile.

E voi gufate?
Tutt’altro. Articolo uno è nato per dare una casa a tutti quelli che non credono più nel Pdr. Per costruire una rappresentanza con questo mondo.

Vi distruggeranno con lo slogan del voto utile?

Il nostro è il più utile dei voti. È utile a salvare il paese dalla deriva del partito della nazione.

Renzi dice che voi siete i nostalgici del pugno chiuso e di bandiera rossa.
Sono cavolate.

Ah.
Il nostro simbolo – che presenteremo mercoledì, non è né bandiera rossa né il pugno chiuso. Però io non sputo né sul primo né sul secondo, sono simboli che rispetto. Però cito fatti, non orpelli ideologici.

Quali?
Sei di sinistra se togli la tassa sulla casa anche a un miliardario? La flat tax nega l’articolo 53 sulla progressività delle imposte: è equa?

Dicono che attiri capitali.

Già. Più sei ricco e meno paghi: la nostra costituzione dice il contrario. Ma perché un ricco straniero dovrebbe pagare meno di un imprenditore italiano? La sostanza è che sui grandi temi è stata dimenticata la nostra storia. E i simboli cambiano perché sulla sostanza il Pdr ha abiurato.

Dice che siete vecchi.
Ho quattro anni meno di lui, certo non porto il giubbotto di Fonzie ma propongo idee molto più giovani.

Sempre in giacca.
Sto comodissimo anche col pullover. Ma la sostanza è questa: se questo popolo che fugge dal Pdr non trova rappresentanza in noi andranno a votare allegramente i grillini, o finiranno nel grande magma dell’astensione.

Dal Lingotto è partita una sfida riformista?
Non la vedo. Sei più competitivo se abbassi i diritti? Puoi rottamare le persone ma poi recuperare le idee vecchie della sinistra anni novanta. Un’idea tutta ottimista della globalizzazione.

Quali?
Abbiamo dipinto la globalizzazione come solo rose e fiori: non si sono viste le diseguaglianze e i ceti medi e bassi si sono sentiti più difesi dalla destra e dai populismi che da noi. Periferie, lavoratori in sofferenza, nuovi poveri hanno dimostrato che il Blairismo e il Clintonismo sono stati sepolti da Trump.

Il Pd dice: mai alleati degli scissionisti.
Politicismo. Le alleanze non si fanno su simpatia o antipatia. Parliamo dell’Italia. Se vogliono alzare muri se ne assumeranno la responsabilità.

Non ha paura?
No. Questa scelta non è stato un giochetto di Palazzo. La nostra carta è la rappresentanza di milioni di elettori. Nelle regioni rosse i primi sondaggi ci danno dappertutto fra l’8% e il 10%. Al sud tra il 6% e l’8% della mia Basilicata. I conti si fanno con la realtà.