Governo

Minoranza PD più coinvolta nel partito. “Pronti a prenderci la responsabilità”

«Se qualcuno pensa che se affonda Renzi, si salva il Pd, commette un grande errore. E chi crede che possa saltare l’Italicum e la riforma del Senato scherza col fuoco. La tenuta delle istituzioni è a rischio e se il Parlamento fallisse questa sfida sarebbe un disastro per tutti». Roberto Speranza guida i trecento deputati del Pd, che non senza fatica hanno superato lo stress test dell’Italicum. Ma il giovane capogruppo è anche punto di riferimento di un’area della minoranza che Renzi vorrebbe coinvolgere nella gestione del partito. «Se lui vuole che il Pd resti un partito forte e autorevole, noi non abbiamo preclusioni ad assumerci le nostre responsabilità».

Prima il governo e poi il partito, onorevole Speranza. Per vincere la sua scommessa e portare a casa i risultati promessi nei tempi fissati, il premier ha bisogno del pieno sostegno del gruppo che lei presiede. Ci potrà contare?
«Sono convinto di sì: la sfida di fronte a noi non è la sfida di uno solo e sbaglia chi pensa sia così, perché è la grande occasione per il Pd e per tutti i partiti per dimostrare che la politica è in grado di cambiare le cose. Sul merito delle riforme economiche poi, registro che c’è una significativa inversione di tendenza: da tempo il Pd chiedeva che la stagione di rigore lasciasse il passo ad una politica economica più espansiva. E penso che nella proposta forte che Renzi ha costruito ci sia questo elemento: immaginare che la domanda interna sia fattore decisivo per far ripartire il paese».

Insomma c’è una svolta tangibile rispetto al governo Letta?
«Sul piano della politica economica sì, sono misure che segnano l’avvio di una fase espansiva e in questa fase credo sia la strada giusta. Mi aspetto fino in fondo che Renzi faccia il Renzi, anche con quell’elemento di rottura che ha caratterizzato la sua azione, su due versanti: la capacità di superare tante resistenze nella burocrazia europea che ha imposto la linea del cieco rigore; e che anche nel rapporto con la burocrazia italiana e la Ragioneria dello Stato mantenga il profilo forte di una politica capace di esercitare la sua funzione».

Anche lei teme che il Pd avrà una funzione ancillare rispetto al governo?
«Renzi deve chiarire quale sarà il ruolo del Pd nella stagione in cui il segretario è anche premier. Per me c’è sempre bisogno di un partito autorevole, capace di dialogare con i soggetti sociali e di radicarsi sul territorio. Una funzione che non si può esaurire nell’azione di governo. Un nodo decisivo anche per la questione della partecipazione agli organi dirigenti. Ad oggi ancora non vedo con chiarezza la missione del Pd. Bisogna fare una riflessione seria, una grande assemblea nazionale su questo punto politico. Che non si può ridurre al nodo se in segreteria entra tizio o caio per conto di un’area, al posto di chi è andato al governo. Io non ho pregiudizi, ma bisogna partire dal ruolo che avrà il partito».

E lei cosa propone? Renzi dovrebbe passare il testimone come fece D’Alema con Veltroni per superare il problema del doppio incarico?
«Quell’operazione lì non è ripetibile, ma anche se il congresso è finito il punto di fondo è se il Pd riesce ad avere la forza di un grande soggetto autonomo, per sostenere meglio Renzi nel suo sforzo di governo».

Ritiene che il Senato debba votare prima la riforma che ne prevede l’abolizione e solo poi passare all’Italicum? 
«Sì, perché avendo fatto una legge elettorale valida solo per la Camera e avendo Renzi detto che si gioca la sua carriera politica sull’abolizione del Senato, a questo punto la priorità assoluta deve essere quella. Il che non significa mollare l’Italicum, perché noi abbiamo assunto un impegno solenne a fare le riforme e su questo tutto il Pd si gioca la sua credibilità. Quindi dovremo fare ogni sforzo per accelerare al massimo, lasciando ai gruppi la loro legittima autonomia propositiva».