Intervista a La Nuova Sardegna, di Claudio Zoccheddu.
Questa volta le ragioni del No saranno difese da un giovane deputato del Partito democratico. Roberto Speranza, lucano classe 1979, oggi sarà a Sassari alle 17.30 in piazza d’Italia, nella sala Angioy, per esporre il pensiero della minoranza Dem. Speranza è entrato in contrasto con la maggioranza del Pd quando si è trattato di votare la fiducia alla legge elettorale, l’Italicum, proposta da Matteo Renzi. Una contrapposizione sfociata nelle dimissioni da Capogruppo del Pd alla Camera.
Perché i Sardi dovrebbero votare No?
«In realtà credo che i sardi abbiano qualche ragione inpiù degli altri. Al netto della specialità della Regione, questa è una riforma che vuole centralizzare il potere. Il Sì allontanerebbe la nazione dal federalismo per cui si era combattuto in passato e la tendenza al neocentralismo danneggerebbe le autonomia locali. Per dirne una, sui temi energetici sarebbe lo Stato a decidere e la Sardegna farebbe da spettatrice».
Quali sarebbero gli effetti della vittoria del Sì?
«Inizierebbe subito la campagna elettorale per le politiche e il governo spingerebbe per avere elezioni anticipate, magari con una legge elettorale come l’Italicum che è profondamente sbagliata e che ho contestato sin dai primi momenti. Con questo sistema i cittadini non scelgono i loro rappresentanti e un solo partito potrebbe avere una rappresentanza spropositata. Considerando la possibilità che i grillini siano il partito più votato, ci sarebbe il rischio concreto che possano ottenere un premio di maggioranza spropositato. Se vincesse il no invece spingeremo per avere una nuova legge elettorale».
Il fronte del No in Sardegna è caldeggiato anche dai movimentiindipendentisti. Qualcuno potrebbe nuovamente definirla “un’accozzaglia”.
«E sarebbe nuovamente un errore. È un termine improprio che mi ricorda l’arroganza del “ciaone” dopo il referendum sulle trivelle. Io credo che sia legittimo che forze diverse abbiano lo stesso obiettivo quando si tratta di un voto sulla costituzione. Anche Enrico Berlinguer aveva votato insieme alla destra quando si era trattato di decidere sulla
Scala mobile. Tuttavia è necessario che si rispettino entrambe leopinioni perché è legittimo votare senza essere insultati da una parte o dall’altra».
Renzi recentemente è stato in Sardegna per sottoscrivere alcuni impegni economici piuttosto gravosi con l’isola e con la città metropolitana di Cagliari. Sono solo spot elettorali per il Sì?
«L’impegno con la Sardegna deve rimanere alto ma eviterei di legare questi argomenti al referendum perché potrebbe sembrare il tentativo di uno scambio che, sinceramente, mi sembra piuttosto fantasioso. Credo che ogni impegno sia un fatto positivo e che i finanziamenti debbano essere un diritto per una terra che ha tantissime potenzialità e che deve superare tutti i suoi problemi».
In Sardegna il Partito democratico è senza guida da parecchio tempo. Come uscirà dal referendum? Sarà rafforzato o indebolito?
«Purtroppo ci sono tante realtà territoriali in cui il Partito democratico è in sofferenza e senza una guida. A Roma siamo commissariati da anni ma abbiamo situazioni critiche anche Liguria e in Veneto, solo per fare qualche esempio. Purtroppo il Pd è diventato la somma di un capo che parla in tv e tanti piccoli comitati elettorali sparsi in giro per l’Italia. Quello che posso dire è che mi impegnerò sin da subito per cambiare la rotta, il Pd deve mutare radicalmente perché stiamo perdendo i nostri elettori. È un rischio che non possiamo correre».