Intervista al quotidiano ‘LIbertà’ di Piacenza.
Onorevole Roberto Speranza, le cito qualche titolo di giornale degli ultimi giorni. “Rissa nel Pd”, “la minoranza Pd risponde picche”, “Renzi attacca D’Alema”, “La delusione di Bersani”. Pensa anche Lei che il rischio implosione del partito, paventato da molti in questi mesi, non sia mai stato così vicino?
Non mi pare. Penso che come tutti i grandi partiti anche il Pd abbia il suo tasso fisiologico di dialettica interna. Anzi, sarebbe preoccupante se così non fosse. Inoltre, siamo di fronte a passaggi non indifferenti per la nostra Repubblica. E’ normale che ci sia una discussione vera. Ma come ho già dichiarato altre volte credo che sul Referendum anche le ragioni del No debbano avere legittima cittadinanza all’interno del Pd. C’è un vasto pezzo di nostro popolo che non condivide il nuovo impianto istituzionale. E, aggiungo, sarebbe sbagliato trasformare il Partito democratico in un grande comitato elettorale per il sì.
Il 4 Ottobre la Consulta si pronuncerà sull’Italicum. Cosa si augura? E quali scenari si aprirebbero se dovesse arrivare una bocciatura?
Non entro nel merito della decisone della Consulta. Ci mancherebbe altro. Sull’Italicum osservo che molti esponenti del Pd e non solo che hanno sostenuto la legge elettorale oggi sentono la necessità di cambiarla. Meglio tardi che mai. Io rivendico la coerenza delle scelte fatte un anno e mezzo fa. In quel passaggio mi sono dimesso da capogruppo, ho votato contro la legge e non ho votato la fiducia posta dal governo. E credo che la politica oggi non dovrebbe aspettare la consulta.
Lei ha detto: “Se le cose stanno così, io voto No al referendum”. Confida ancora in qualche apertura da parte del premier?
Io sinceramente mi auguro che un’iniziativa vera da parte dei vertici del Pd arrivi. Ormai il tempo è praticamente scaduto. Non bastano le interviste o le dichiarazioni a mezzo stampa. Ma se restassimo al discorso che il segretario del partito Matteo Renzi ha tenuto nella giornata conclusiva della Festa nazionale a Catania, allora il mio voto al referendum sarebbe No.
Se dopo le amministrative si auspicava un recupero della base elettorale persa, beh, la sensazione è che più il Pd litiga, più la gente si allontana e più il Paese arranca. Non è pericoloso tirare così la corda? L’Italia ha bisogno di risposte concrete su molti temi.
La partita vera col Paese non la giochiamo sulle questioni istituzionali, ma su quelle sociali. Come le dicevo prima, sono convinto che gli italiani attendono risposte su molti temi inerenti la loro vita quotidiana. Dalla salute, dove 11 milioni di nostri concittadini scelgono di non curarsi, secondo dati Istat, perché non ce la fanno economicamente. La scuola dove molti docenti dei nostri figli devono combattere con l’instabilità della loro esistenza. Fino alla questione del lavoro più in generale che resta purtroppo spesso precario anche dopo il jobs act. Solo attraverso una nuova politica di investimenti pubblici e privati riusciremo a invertire la direzione di marcia per intraprendere la strada della crescita e dello sviluppo che serve al Paese. Sono queste le risposte che attendono i cittadini e più noi tardiamo a fornirle più l’allontanamento proseguirà inesorabile. Il problema mi pare questo più che le discussioni dentro il Pd.
Sabato sarà a Piacenza, città dei suoi amici Bersani e Migliavacca dove in primavera si vota per il Comune. Sa che anche qui in Emilia nel partito c’è un clima di tensione che fa solo gongolare il centrodestra. Che consiglio può dare?
Non mi sogno da che di dar consigli agli emiliani! La sinistra in Emilia Romagna ha storia e radici solide. Forse potrebbe essere utile guardare di più all’esperienza che arriva dal nostro stesso passato, non necessariamente lontano, dove lo stretto legame con i territori amministrati e con le persone comuni rendeva il partito un’istituzione credibile e vicina ai cittadini. Quell’autorevolezza e quella credibilità hanno reso il nostro partito in queste zone d’Italia molto forte. Non dobbiamo smarrire la strada.
Perché, a suo avviso, è necessario ancora parlare di sinistra in Italia?
Perché le diseguaglianze aumentano invece di diminuire. E la sinistra è nata per combatterle. Penso che in questo momento storico ci sia un grande bisogno di una sinistra politica come mezzo per far valere la voce dei cittadini. In primis i più deboli, ma non solo quelli. Penso al ceto medio che si è visto sempre più impoverito dalla crisi degli ultimi anni. Oggi la Democrazia si rafforza solo se le persone comuni riusciranno nuovamente a far sentire la propria voce e a vedere risolti una parte dei propri problemi. Se la sinistra non svolge la sua funzione questi cittadini, con grandissima probabilità, si rifugeranno nel voto populista o di destra. E questo dobbiamo evitarlo.